Il filosofo di campagna, libretto, Bruxelles, 1759 (Il tutore burlato)

 ATTO PRIMO
 
 
 SCENA PRIMA
 
 LESBINA e LISETTA con fiori in mano
 
 LESBINA
 
    Candidetto gelsomino
 che sei vago in sul mattino,
 perderai vicino a sera
 la primiera tua beltà.
 
 LISETTA
 
5   Vaga rosa onor de' fiori,
 fresca piaci ed innamori
 ma vicino è il tuo flagello
 e il tuo bello sparirà.
 
 A DUO
 
    Tal di donna la bellezza
10più ch'è fresca, più s'apprezza,
 s'abbandona allor che perde
 il bel verde dell'età.
 
 LESBINA
 Basta, basta non più,
 che codesta canzon, Lisetta mia,
15troppo mi desta in sen malinconia.
 LISETTA
 Che forse vi dispiace?
 Pur delle vostre nozze
 ho inteso ragionar.
 LESBINA
                                     Nozze infelici
 sarebbero al cuor mio le divisate
20dall'aspro mio tutore.
 LISETTA
 Non così parlereste
 s'ei proponesse al vostro cor Rinaldo.
 LESBINA
 Lisetta... Oimè...
 LISETTA
                                 V'ho fatto venir caldo?
 Povera padroncina
25affé vi compatisco.
 LESBINA
 Cara di te mi fido; amor, pietade
 per la padrona tua serba nel seno.
 LISETTA
 Non dubitate, vivete come me
 che son contenta appieno.
 
30   Io son d'un animuccio
 così buonin buonino
 che sdegnar non mi so,
 
    ma se scappasse un po'
 egl'è uno sdegnuccio
35così piacevolino
 che innamorar mi fa.
 
 SCENA II
 
 LESBINA, indi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Quest'anch'io la capisco,
 insegna la prudenza,
 se non si ha quel che piace, è meglio senza.
 DON TRITEMIO
40Che si fa signorina?
 LESBINA
 Un po' d'insalatina
 raccogliere volea pel desinare.
 DON TRITEMIO
 Poco fa v'ho sentito cantuzzare.
 LESBINA
 È ver, qui con Lisetta
45mi divertivo un poco.
 DON TRITEMIO
                                          E mi figuro
 che cantate si avranno
 canzonette d'amor.
 LESBINA
                                      Oh non signore;
 di questo e di quel fiore,
 di questo e di quel frutto
50si cantavan le lodi.
 DON TRITEMIO
                                     Il crederò?
 LESBINA
 Le volete sentir?
 DON TRITEMIO
                                 Le sentirò.
 LESBINA
 (Qualche strofetta canterò a proposito).
 DON TRITEMIO
 Ah ragazza... Farei qualche sproposito.
 LESBINA
 Sentite padron bello
55la canzonetta sopra il ravanello.
 
    Quando son giovine
 son fresco e bello,
 son tenerello,
 di buon sapor.
 
60   Ma quando invecchio
 gettato sono;
 non son più buono
 col pizzicor.
 
 DON TRITEMIO
 Scaccia questa canzon dalla memoria.
 LESBINA
65Una ne vuo' cantar su la cicoria.
 
    Son fresca, son bella
 cicoria novella,
 mangiatemi presto,
 coglietemi su.
 
70   Se resto nel prato,
 radicchio invecchiato,
 nessuno si degna
 raccogliermi più.
 
 DON TRITEMIO
 Senti ragazza mia
75questa canzone ha un poco d'allegria.
 Tu sei un bocconcino
 per il tuo padroncino.
 LESBINA
                                          Oh oh sentite
 un'altra canzonetta ch'ho imparata
 sul proposito mio dell'insalata.
 
80   Non raccoglie le mie foglie
 vecchia mano di pastor.
 
    Voglio un bello pastorello
 o vo' star nel prato ancor.
 
 SCENA III
 
 DON TRITEMIO e RINALDO
 
 DON TRITEMIO
 Allegoricamente
85m'ha detto che con lei non farò niente;
 e pure io mi lusingo
 che a forza di finezze
 tutto supererò,
 che col tempo con lei tutto farò.
 RINALDO
90(Ecco della mia bella
 il genitor felice.
 Sorte non mi tradir). Signor?
 DON TRITEMIO
                                                        Padrone.
 RINALDO
 S'ella mi permettesse
 le direi due parole.
 DON TRITEMIO
95Anche quattro ne ascolto e più se vuole.
 RINALDO
 Non so se mi conosca.
 DON TRITEMIO
                                          Non mi pare.
 RINALDO
 Di me si può informare.
 Son cavaliere e sono i beni miei
 vicini ai suoi.
 DON TRITEMIO
                            Mi rallegro con lei.
 RINALDO
100Ella ha una figlia.
 DON TRITEMIO
                                   Sì signor.
 RINALDO
                                                       Dirò...
 Se fossi degno... Troppo ardire è questo...
 Ma! Mi sprona l'amore...
 DON TRITEMIO
                                                Intendo il resto.
 RINALDO
 Dunque signor...
 DON TRITEMIO
                                  Dunque signor mio caro,
 per venire alle corte, io vi dirò...
 RINALDO
105M'accordate la figlia?
 DON TRITEMIO
                                          Signor no.
 RINALDO
 Ma la ragione almeno
 dite perché né men si vuol ch'io speri.
 DON TRITEMIO
 La ragion...
 RINALDO
                        Vuo' saper...
 DON TRITEMIO
                                                 Sì volontieri.
 
    La mia ragione è questa,
110mi par ragione onesta;
 la figlia mi chiedeste
 e la ragion vorreste.
 La mia ragion sta qui.
 Non posso dir di sì
115perché vuo' dir di no;
 
    se non vi basta ancora
 un'altra ne dirò.
 Rispondo: «Signor no,
 perché la vuo' così».
120E son padron di dirlo;
 la mia ragion sta qui.
 
 SCENA IV
 
 RINALDO solo
 
 RINALDO
 Sciocca ragione indegna
 d'anima vil dell'onestà nemica.
 Ma non vuo' che si dica
125ch'io soffra un tale insulto,
 ch'io debba andar villanamente inulto.
 O sarà mia Lesbina,
 o tu padre inumano
 ti pentirai del tuo costume insano.
 
130   Taci, amor, nel seno mio
 finché parla il giusto sdegno
 o prendete ambi l'impegno
 i miei torti a vendicar.
 
    Fido amante è ver son io;
135ogni duol soffrir saprei
 ma il mio ben non soffrirei
 con viltade abbandonar.
 
 SCENA V
 
 LESBINA e LISETTA, indi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Deh se mi ami, o Lisetta
 uopo è che tu m'aiuti.
 LISETTA
                                           Io v'offerisco
140quel che so, quel che posso.
 LESBINA
 Va', corri, ritrova Rinaldo e dille
 che in quest'oggi Tritemio
 mi vuol per sua consorte
 ma io nol voglio e scelgo anzi la morte.
 LISETTA
145Tutto per voi farò, di più m'impegno
 far valere per voi l'arte e l'ingegno.
 LESBINA
 Pensar debbo a me stessa; ai numi il giuro
 non sarò d'altri, se non ho Rinaldo.
 Ecco che vien Tritemio.
 DON TRITEMIO
150Chi è qui?
 LESBINA
                       Non ci vedete?
 Per ora ci son io.
 DON TRITEMIO
                                 Cara Lesbina
 oggi sarai mia sposa;
 è ormai tempo di stare in allegria.
 LESBINA
 Che dite! Voi mio sposo!
 DON TRITEMIO
155Che forze vi dispiace?
 LESBINA
                                           Anzi mi piace...
 ma...
 DON TRITEMIO
             Che ma...
 LESBINA
                                 Non so dir che cosa sia,
 con licenza signor voglio andar via.
 DON TRITEMIO
 Fermatevi un momento.
 (Si vede dal rossor ch'è figlia buona).
 LESBINA
160Eccomi ad ubbidirvi.
 DON TRITEMIO
 Dimmi, mi porti amore?
 LESBINA
 Ah non lascia spiegarmi il mio rossore.
 
    Compatite, signor, s'io non so.
 Son così... Non so far all'amor.
165Una cosa mi sento nel cor
 che col labbro spiegar non si può.
 
    Miratemi qua,
 sapete cos'è...
 Voltatevi in là
170lontano da me.
 
    Voglio partire... Mi sento languire.
 Ah! Col tempo spiegarmi saprò.
 
 SCENA VI
 
 DON TRITEMIO, indi RINALDO, LISETTA e CAPOCCHIO
 
 DON TRITEMIO
 Si vede chiaramente
 che la natura in lei parla innocente.
 LISETTA
175Signor? È un cavaliere
 col notar della villa in compagnia
 che brama riverir vosignoria.
 DON TRITEMIO
 Vengano. Col notaro!
 Qualchedun che bisogna ha di denaro.
 RINALDO
180Compatite signor...
 DON TRITEMIO
                                      La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
 replicarvi l'incomodo... Temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
185il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
 titolo, parentela e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È redicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                       Ecco signore
 l'istromento rogato
190d'un ricco marchesato;
 ecco l'albero suo, da cui si vede
 che per retto cammino
 vien l'origine sua dal gran Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo!
195Quest'è una cosa bella in verità.
 RINALDO
 Mostrateli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIO
 Questi sono istromenti
 di compre, di censi e di livelli,
200questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni.
 Nel Cinquecento
 quattro valloni.
205Anno millesimo
 una duchea.
 Milletrentesimo
 una contea.
 Emit etcaetera.
 
210   Case e casoni,
 giurisdizzioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali.
 Sic etcaetera
215cum etcaetera.
 
 SCENA VII
 
 DON TRITEMIO, RINALDO, indi LESBINA
 
 DON TRITEMIO
 La riverisco, etcaetera;
 vada, signor notaro, a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Di Lesbina mi crede dunque degno?
 DON TRITEMIO
 Degnissimo;
220se vi vorrà Lesbina, io son contento.
 RINALDO
 Io vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Ben chiamerò la figliola. Ehi Lesbina?
 LESBINA
 Eccomi, che comanda?
 DON TRITEMIO
 Sentimi, quel signore
225ti vorebbe per sposa, tu che dici?
 LESBINA
 Tra le donne felici
 la più lieta sarò, padre amoroso,
 se Rinaldo, che adoro, avrò per sposo.
 DON TRITEMIO
 Oh! Che parlare è questo?
 RINALDO
230Udiste? A richiamar vado il notaro.
 DON TRITEMIO
 No no, lei non s'incomodi. Ingrata
 e tu così rispondi?
 LESBINA
 Senta... Io per me...
 DON TRITEMIO
                                       Non voglio più sentire.
 Oggi vuo' la tua man, s'ha da finire.
 LESBINA
 
235   E voi vi contentate
 vedermi sì languire;
 né può questo mio pianto
 per muovervi a pietà.
 
 DON TRITEMIO
 
    Qual rospo alle sassate
240tu mi vedrai indurire;
 vi vuol altro che pianto
 per muovermi a pietà.
 
 LESBINA
 
    Ah cielo e che tormento!
 Oimè, il core, oimè!
245Io già ne vengo men.
 
 DON TRITEMIO
 
    Intenerir mi sento
 oimè... il core... oimè!
 Il pianto già mi vien.
 
 A DUE
 
    Ma no, risoluzzione.
 
 LESBINA
 
250Per farvi sazzio appieno,
 or ora da un balcone
 io giù mi butterò.
 
 DON TRITEMIO
 
    Alla buonora. Buttati.
 
 LESBINA
 
 A un pozzo d'acqua pieno
255ad affogarmi andrò.
 
 DON TRITEMIO
 
    Su buon viaggio; affogati.
 
 LESBINA
 
 Colle mie mani proprie
 sì che mi scannerò.
 
 DON TRITEMIO
 
    Tu te ne vai in chiacchiere;
260fa' presto, presto, scannati.
 
 LESBINA
 
 Ma questa è un'empietà.
 
 DON TRITEMIO
 
 Per te finita è già.
 
 Fine dell’atto primo